venerdì 18 novembre 2011

VOLEVO ESSERE UNA FARFALLA. Incontro con Michela Marzano

“PENSAVO che non ne avrei mai parlato. Che sarebbe rimasto per sempre il mio segreto. Che non avrei permesso a nessuno di sfiorare le mie fratture e le mie debolezze. Poi, pian piano, raccontare la mia storia è diventata una necessità”: così Michela Marzano ci avvinghia e presenta, scivolando nei rivoli profondi del suo mondo interiore, il libro “Volevo essere una farfalla”, che sabato 19 novembre, alle ore 21.30, chiuderà a Villa Baruchello l’edizione del Festival “Parole scritte Parole dette”, curato e organizzato dall’assessorato alla Cultura di Porto Sant’Elpidio in collaborazione con la libreria Il gatto con gli stivali e grazie anche al sostegno di Unicredit. Michela Marzano è ormai un ‘personaggio’, nel senso di essere spesso coinvolta in riflessioni e discussioni sui principali media (tv, radio, giornali, Internet, etc), proprio per le cose che ha scritto o che divulga e rivendica; non viene dal nulla, essendo, pur giovanissima, già da alcuni anni docente ordinario nella prestigiosa università parigina della Sorbona. “Volevo essere una farfalla” ha però un taglio diverso rispetto alle altre opere, più attigue al suo ruolo di filosofa e analista della realtà sociale; è un racconto di vita, se non proprio un romanzo, e afferra la carne di un male ‘corpo e anima’ come l’anoressia, di cui la stessa autrice dice “se ne parla poco e soprattutto se ne parla male”. Quel fuoco devastante, per cui, per non rimanere secchi stremati, occorre ad un certo punto trovare il punto di distanza, sempre di più, sino finalmente a guardarlo da lontano, è ‘un sintomo e non una malattia’ - tiene a precisare la Marzano - e “porta allo scoperto quello che fa veramente male dentro. La paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, la collera”. Insomma è un cuore messo a nudo, questo libro, e ciò non lascia indifferenti, diciamo pure inquieta e commuove; non è facile, occorre darsi il tempo e il silenzio giusto (è una storia che torna indietro di parecchi anni), non è da tutti; è il segno di una vera e profonda testimonianza (parola che non a caso significa all’origine anche martirio), che è tale solo quando sa dire qualcosa in più, sa offrire un’altra visione, sa aprire nuovi sentieri. Per questo è bello poterla ascoltare e soprattutto potersi arricchire, specie per un giovane, con il grido di speranza, di coraggio, di fiducia, che dipinge intero lo sfondo di tante e diverse vicende personali (gli studi, il rapporto con il padre, gli amori, i successi professionali, etc): la farfalla ora può volare leggera.

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