
Lunedì 11 aprile ci si è trovati nella bella sala polifunzionale di Villa Maroni in zona Corva, sede dell’omonima associazione di quartiere. Con grande disponibilità, come già avevano fatto il 28 marzo Stefano Cesetti (Resto del Carlino) e Pierpaolo Pierleoni (Corriere Adriatico), sono intervenuti in questa occasione Marisa Colibazzi (Resto del carlino) e Irene Cassetta (Messaggero e Agenzia Ansa), moderatore sempre Giampaolo Paticchio, dirigente di comunità educativa per minori ed esperto e appassionato di giornalismo partecipativo. Partecipazione quantitativa sempre piuttosto contenuta e soprattutto in questo caso, a differenza della volta scorsa, senza presenza giovanile.
Dicevamo della passione, che connotiamo certo come elemento positivo. Ad esempio l’energia e il timbro dei giornalisti intervenuti, in continuità con il precedente incontro, nel rivendicare il proprio amore per la pratica del cronista locale, che nasce da un connubio di elementi: il ‘poter e dover’ ancora vedere e toccare i fatti nonché il parlare e interagire de visu con le persone; il senso di dignità che ciascuno vive a livello personale, che nasce dal sentirsi a servizio del territorio e con un sostanziale grado di autonomia; il metterci letteralmente la faccia e il nome nel proprio servizio. Ovviamente non si è ingenui ne ignari del sistema in cui si agisce e di regole che spesso cozzano con il senso di autenticità e di rispetto nei confronti dei lettori. Proprio per questo i partecipanti, in questa come nella precedente occasione, sono intervenuti in maniera anche molto critica sullo stato dell’informazione e sugli interessi che vi gravitano e il dibattito, al di là delle posizioni, è risultato schietto e franco; la stessa introduzione di Paticchio ha focalizzato alcuni nodi della ‘fabbrica del consenso” e l’emergere di nuove istanze di ‘democrazia informativa’ però fuori dai circuiti ufficiali (principalmente legate al web) e su questo c’è stato dissenso delle due giornaliste, a volte anche netto e a volte anche con valutazioni differenti tra loro. Ciò però non ha determinato sterili o peggio ideologiche contrapposizioni; al contrario la ricchezza nasce proprio da lì, dall’autenticità del confronto e dalle domande generative di senso e di ricerca sociale: Si può davvero stare oggi dalla parte della notizia e dalla parte del lettore ? Abbiamo consapevolezza di cosa è oggi informazione e di come ci si può informare? C’è veramente la libertà di scelta del lettore/cittadino? Ma il bello è stato, come accennato, anche il bisogno di allargare l’orizzonte: perché non ci sono qui i giovani? Abbiamo bisogno di confrontarci con loro! Si comunica solo ‘smanettando’ su Internet? E noi genitori come dobbiamo approcciarci? La Rete: angelo o diavolo? Il bello è che forse non ci sono risposte certe, ma, come diceva il poeta, “..caminante, no hay camino se hace camino al andar.. (Viandante non c'e un sentiero si fa il sentiero camminando)”. E la passione può essere davvero il motore di questo camminare.
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